domenica 26 aprile 2009

Il punto della situazione...


Mentre la stagione televisiva si avvia verso la sua conclusione, è possibile effettuare una rapida analisi di come alcune serie televisive di cui mi sono occupata qui in passato, si siano evolute nel corso di quest'anno.
Heroes prosegue la sua corsa verso la reale comprensione del bene e del male. Il tema della serie è, infatti, questo: non esiste una netta discriminante tra i due opposti. I personaggi - in un cast altamente corale - si muovono tra i due lati della medaglia. Se l'azione e la tensione restano sempre alte, uno dei rischi della serie è quello della confusione, un po' come a tratti accade in Lost. E' chiaro come la serie punti a temi filosofici alti; rischia però di implodere su sé stessa.


House M.D. rappresenta invece l'immutabilità. Puntando su un unico protagonista assoluto e su una struttura ripetibile all'infinito, la serie resta godibile ma rischia un senso di déjà vu che, alla lunga, può stancare. E' come se si trovasse su un precipizio sempre a rischio di scadere nella qualità della scrittura. E', questo, il problema di serie troppo basate su un solo protagonista: se esso non mantiene i suoi standard, il pubblico si disaffeziona. Gli autori hanno provato a vivacizzare la serie inserendo elementi maggiormente centrati sul privato del protagonista ma non ha funzionato e si è, quindi, tornato al format originale.
True Blood (in arrivo in Italia) è stata la scommessa della HBO che rischiava l'inizio di una parabola discendente dopo la fine dei Sopranos. Il risultato della prima stagione è stato lodevole: sfruttando anche l'onda lunga dei vampiri (vedi Twilight e dintorni), la serie ha proposto un modo originale di proporre uno degli archetipi più amati del romanticismo letterario: l'amore tra diversi, la bella e la bestia. Però Alan Ball ha infarcito la serie anche di tanto humor e di una forte dose di auto-ironia. Oltre ad una location originale e poco sfruttata visivamente altrove. La seconda stagione, quindi, è attesa con ansia.
Fringe era attesissimo. Dopo gli enormi successi raccolti da J.J.Abrams, si aspettava questa serie come la definitiva consacrazione dell'autore. Il risultato è una buona serie, partita in sordina e fin troppo simile a X-Files. Nel corso degli episodi, però, i personaggi hanno assunto una propria autonomia e le storie hanno cominciato a farsi maggiormente interessanti. Restano comunque le forti derivazioni dalla serie di Carter ma la serie ora cammina sulle sue gambe.
Dollhouse era, personalmente, la più attesa. Gli orfani di Buffy, Angel e Firefly, erano da mesi in fibrillazione per la nuova opera di Whedon. I primi episodi hanno stentato ad ingranare, ma ora la serie comincia a mostrare più evidentemente il carattere dell'autore. Ancora tanti i dubbi ma finalmente emergono tratti di interesse e di definizione della protagonista che aveva lasciato dubbi fin dall'inizio. Sperando che la serie non venga cancellata prima di poter definitivamente decollare.
Buona visione!

3 commenti:

Giangidoe ha detto...

Mi permetto di segnalarti, sebbene tardivamente, l'uscita in edicola due settimane fa, di un volume della serie Le Grandi Saghe Marvel (ancora recuperabile) che raccoglie una storia del bellissimo ciclo degli X-men sceneggiato proprio da Whedon e illustrato da un bravissimo Cassaday.

Barbara Maio ha detto...

grazie della segnalazione! Barbara

Grouchoromano ha detto...

Pe4raltro Whedon ce l'ha fatta...Dollhouse riconfermato!