lunedì 20 agosto 2012

L'informazione secondo HBO: The Newsroom

Ogni volta che HBO produce una nuova serie, nel bene o nel male le discussioni sono accese. La messa in onda di The Newsroom non è stata da meno anche perchè il creatore della serie è Aaron Sorkin (The Social Network, The West Wing), uno dei nomi più interessanti ed influenti del cinema e della tv contemporanee.


La serie segue le vicende di un notiziario televisivo che ruota attorno alla carismatica figura di Will McAvoy (Jeff Daniels), giornalista rampante ed idealista in un periodo di offuscamento. La redazione viene vivacizzata dall'arrivo della sua ex, Mackenzie (Emily Mortimer) che destabilizza gli equilibri e porta nuovi stimoli e sfide. Il quadro è completato dai vari componenti della redazione, molti giovani e qualche giornalista di esperienza.

Molte delle critiche mosse alla serie riguardano la troppa retorica e l'idealismo semplicistico di alcune situazioni. Inoltre, viene spesso evidenziata la mancanza di approfondimento dei personaggi. Tutte le critiche possono essere condivise ma è utile notare che lo stile di Sorkin fa molto affidamento sulla retorica e sullo spirito patriottico e ciò che il The West Wing era costruito in un primo livello in ambito politico, qui viene esplicitato nella comunicazione, nella sua etica e nell'importanza di essere coerenti e fedeli alle proprie idee. Questo a volte crea ampollosità, soprattutto perchè la serie è assolutamente "verbale" e l'azione è fatta di momenti di attesa, da una telefonata, da una soffiata, da un dialogo. E forse i dialoghi sono il punto debole della serie, non per i contenuti quanto per i ritmi, a volte troppo ben costruiti per sembrare veri. Per ciò che riguarda la costruzione dei personaggi, il problema potrebbe essere nella temporalità della serie che copre in pochi episodi parecchi mesi, mostrandoci i personaggi che si sviluppano fuori dallo schermo senza darci la possibilità di crescere con loro. 

Detto questo, la serie mantiene comunque alti standard qualitativi e la scrittura si pone ad un alto livello.  L'accoppiata Sorkin-HBO era destinata a creare aspettative altissime che forse solo in parte sono state rispettate. Parliamo comunque di un prodotto di alta qualità che va a rispolverare il tema delle news e del giornalismo sul piccolo schermo, tema che storicamente non ha avuto una grossa tradizione ma dobbiamo comunque ricordare almeno Lou Grant, gioiello della fine degli anni Settanta prodotto dalla MTM alla quale - per certi meccanismi - HBO si ispira. Il legame tra The Newsroom e Lou Grant si evidenzia nella figura centrale delle due serie che fa da perno intorno alla quale ruotano tutti i personaggi. Carismatici, burberi ma con un affetto paternalistico verso i propri redattori. Anche la figura di Charlie Skinner (Sam Waterstone) ricorda per dinamiche quella di Charlie Hume (Mason Adams). Entrambi sono i diretti referenti dei protagonisti e fanno da filtro con le alte sfere dirigenziali, creando un legame di amicizia e fiducia in entrambi i casi. Alte sfere che sono rappresentate in entrambi i casi da due donne forti, Leona Lansing (Jane Fonda) da una parte e Margaret Pynchon (Nancy Marchand) dall'altra. 

Televisione in The Newsroom e carta stampata in Lou Grant, ma le due serie hanno molto in comune, specialmente nello spirito etico con cui viene presentata la professione giornalistica, quasi come cavalieri in lotta per la libertà di informazione. A distanza di oltre trenta anni il panorama dell'informazione è cambiato molto ma le urgenze di chi ama questo lavoro sono poi sempre le stesse.




2 commenti:

Giada Da Ros ha detto...

Considerato che Sorkin ha sempre detto di costruire tutto partendo dal dialogo la tua osservazione gli dà un colpo al cuore, praticamente. ;o) Sorkin è sempre in partenza una spalla sopra gli altri. Il problema di The Newsroom per me è che non ho visto davvero nulla che non gli abbia visto fare in passato, e meglio, in "The West Wing", "Sportsnight" e "Studio 60 On the Sunset Strip".

Barbara Maio ha detto...

la cosa dei dialoghi che meno mi convince è il ritmo da sit-com, quel botta e risposta che se va bene in una commedia per strappare il sorriso va meno bene in una serie "seria" che si pone (o vorrebbe porsi) dei bei dilemmi morali ed etici....