In un futuro non troppo lontano e molto violento i poliziotti sono affiancati da un partner androide. Il poliziotto John Kennex (Karl Urban) si risveglia dopo due anni di coma dopo un agguato di una organizzazione criminale ed è deciso a scoprire la verità sull'evento che ha ucciso un suo collega umano e gli ha fatto perdere una gamba. Con un nuovo arto robotico e un collega androide di vecchia generazione, Dorian (Michael Ealy), John rientra al servizio del suo capo Maldonado (Lili Taylor).
Almost Human ha esordito da circa un mese circondato da tantissime aspettative poiché creato da J.H.Wyman e prodotto dal golden boy J.J.Abrams. La firma dell'autore statunitense si riconosce sin dal pilot nella proposta di un genere ibrido tra sci-fi, cop show e complotti, in un prodotto esteticamente molto ben curato e con ampie possibilità di sviluppo. Come per il precedente successo di Fringe, la serie punta a costruire i personaggi giocando molto sul rapporto tra i due poliziotti e sulle implicazioni etiche degli androidi. Il pilot ricorda molto Blade Runner mentre negli episodi successivi si sono visti fino ad ora solo storie verticali autoconcluse.
La serie non convince ancora del tutto per diversi motivi: l'ambientazione sci-fi per ora è rimasta molto sullo sfondo e relegata più all'aspetto visuale che ha quello narrativo; i personaggi per ora non sembrano ancora ben delineati (ma questa era una accusa fatta anche a Fringe ai suoi inizi) e faticano a creare empatia con il pubblico; manca ancora un solido personaggio femminile (il personaggio di Lili Taylor è per ora solo poco più di una comparsa); dopo il pilot la storyline orizzontale appena accennata del complotto criminale è stata accantonata.
Siamo ancora agli inizi e c'è tutto il tempo per migliorare anche se i tempi televisivi impongono che la serie riesca presto ad ingranare per non subire un prematuro seppellimento (come per il precedente Alcatraz, cancellato dopo una sola mezza stagione non conclusa).
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