mercoledì 25 novembre 2009

Glee: l'estetica del perdente

La musica in televisione, nello specifico nelle serie tv, non ha mai avuto vita facile. Fame (Saranno Famosi) resta ad oggi la serie che meglio ha sfruttato la musica in senso diegetico cioè utilizzandola come componente essenziale ed interna al racconto. Meno comune è l'utilizzo dello stile musical vero e proprio: The Singing Detective resta ad oggi una delle pochissime serie strutturalmente musical. Più di successo, invece, gli episodi musicali di serie tv di genere diverso: ad oggi il risultato migliore può essere senza dubbio attribuito a Once more with feeling della serie Buffy The Vampire Slayer.



Ci prova ora la Fox con Glee, serie tv che pur non trattando di una scuola d'arte fa della musica una componente centrale del racconto.
La storia è quella di una High School come tante negli Stati Uniti, dove la squadra di football e quella delle cheerleaders rappresentano il top a cui uno studente deve ambire.
Il docente di spagnolo della scuola, Will Schuester, decide di prendere la responsabilità del Glee Club, ovvero il gruppo musicale (in senso lato, cantano, ballano e suonano gli strumenti) della scuola. Will capisce presto che l'unico modo per far sopravvivere il club è quello di coinvolgere anche le star della scuola e così il gruppo omogeneo tenterà di arrivare al concorso che segnerebbe la possibilità di continuare il progetto. Infatti, la caratteristica di Glee è il focus sui perdenti, gli sfigati della scuola: disabili, minoranze etniche, omosessuali, impopolari. Con l'entrata nel club anche le cheerleaders e i giocatori di football perdono il loro fascino.
Il tema non è nuovo nel teen drama (la scooby gang di Buffy su tutte) e qui viene trattato in maniera per ora ancora un po' superficiale e scontata.

La storia si sviluppa seguendo le innumerevoli avversità che il Glee Club deve affrontare: perdita di stima, concorrenza del gruppo delle cheerleaders capitanato dalla cinica e spietata (ma divertentissima) professoressa Sylvester, un preside interessato solo a far quadrare il bilancio, finte e vere gravidanze, storie d'amore che nascono e muoiono.
Ogni episodio è costellato da 4/5 esibizioni musicali del gruppo con l'adattamento di pezzi celebri di generi musicale diversi.

La serie è un classico teen dramedy ma con una ventata di novità sicuramente piacevole.
La prima parte di episodi sino ad ora trasmessi ha dimostrato una sorta di eterogeneità nell'adamento narrativo che lascia pensare che ci sia talvolta una sorta di autocompiacimento dell'autore Ryan Murphy (Nip/Tuck, Popular) che mette in scena delle belle esibizioni ma cura poco lo sviluppo narrativo a lungo termine.

Vedremo se in futuro Murphy curerà maggiormente la storyline per dare alla serie la possibilità di crescere in maniera coerente e non scontata.

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