mercoledì 17 aprile 2013

Top of the Lake di Jane Campion


Lo ammetto: ho un debole per Jane Campion. Sarà perché viene da uno dei miei paesi preferiti - la Nuova Zelanda -, sarà perché uno dei miei film favoriti è una sua opera - The Piano -, sarà perché è una delle poche autrici che riescono a mettere in scena personaggi femminili fuori dagli schemi classici e banali della femminilità stessa.

Riporto sotto la parte relativa alla sua ultima prova, Top of the Lake, mia breve riflessione all'interno di un primo bilancio sulle serie tv di questa stagione, aggiungendo alcune considerazioni. Mi ha stupito, infatti, che la serie non sia stata elogiata maggiormente dalla critica Italiana. È vero che in Italia ufficialmente non è ancora trasmessa, ma spesso trovo elogi sperticati per un pilot di una serie magari anche bella e originale ma che poi, con il passare degli episodi, si smonta pian piano rientrando nella qualità standard - seppur sempre alta - della tv seriale contemporanea (quasi sempre statunitense o britannica). In questo caso, invece, si sono lette poche recensioni interessanti. Ed è un peccato perché in tempi in cui ogni giorno le prime pagine dei giornali ci parlano di nuovi casi di femminicidio, la serie potrebbe essere spunto per interessanti dibattiti al riguardo. Speriamo che a breve i nostri critici televisivi ci offrano la loro opinione al riguardo. Intanto la mini serie si è conclusa e vi consiglio vivamente di recuperarla appena possibile!

Top of the lake vede la firma di Jane Campion, alla sua prima esperienza nella serialità televisiva e alle prese con un genere per lei nuovo. Merita un elogio anche se siamo appena a metà della miniserie (sette episodi previsti), poiché è subito chiaro come ci si trovi di fronte ad un prodotto alto. Infatti, pur se l’assunto di partenza è di quelli già visti decine di volte nelle serie tv soprattutto statunitensi - giovane poliziotta in crisi personale deve affrontare la scomparsa di una ragazzina incinta in un ambiente estremamente maschilista ed ostile - lo sviluppo è totalmente originale. Per prima cosa l’ambientazione: ci troviamo in Nuova Zelanda (patria della Campion) nella zona di Queenstown, con il lago Wakatipu al centro delle immagini e della narrazione. Le immagini che la Campion ci propone appaiono rarefatte, con colori tendenti al grigio, al marrone, scuri e cupi. La città è quasi assente con la maggior parte della storia che si svolge sulla rive del lago stesso o nei boschi che lo circondano. I personaggi hanno tutti una storia rivelata solo a tratti e per piccoli indizi.

Le donne sono protagoniste: Elisabeth Moss si prende il ruolo centrale dopo anni passati accanto agli uomini di Mad MenHolly Hunter, già con la Campion in The Piano, è l’ascetica GJ che ricorda fisicamente la Campion stessa, l’esordiente Jacqueline Joe è Tui, la ragazza scomparsa. Queste donne affrontano in modi diversi la vita ma sono accomunate dalla ricerca di una strada da percorrere che le porta inesorabilmente alla solitudine. Gli uomini sembrano estranei a questo mondo: il detective Parker, l’australiano David Wenham, porta avanti il suo lavoro con professionalità ma è anche amico di Matt, lo scozzese Peter Mullan, spacciatore locale e padre di Tui, figura indecifrabile e ai limiti della sanità mentale.

Anche Johnno, l’australiano Thomas M.Wright, è  un interesse sentimentale per la protagonista - che ha un fidanzato con il quale parla solo al telefono - è appare come un uomo smarrito sotto le apparenze sicure e seducenti. Un cast che mescola attori statunitensi, britannici, australiani e neozelandesi per un mélange anche produttivo (tra BBC e la Tv Australiana), interamente ambientato in Nuova Zelanda. La storia, quindi, non poteva che essere fuori dagli schemi usuali. Infatti, le indagini ci sono ma ciò che viene raccontato è piuttosto un sentimento diffuso di smarrimento, più che azione vi sono attimi di contemplazione e riflessione, non abbiamo sparatorie e inseguimenti ma la continua ricerca della verità attraverso sguardi e ricordi. In attesa di scoprire il mistero della scomparsa di Tui, speriamo che la Campion continui la sua avventura televisiva.

1 commento:

MikiInThePinkLand ha detto...

Ho appena finito di vedere il finale ed è per me inspiegabile ciò che mi ha lasciato questa serie, così intensa, asfissiante, cupa e fondamentalmente triste. Il modo in cui la regista tratta temi attualissimi come lo stupro, l'incesto, la pedofilia e lo spaccio di droga lasciano lo spettatore a bocca aperta. Le scene di sesso e di violenza, spesso esplicite o crude, non sono "gratuite" ma anzi vanno a completare il quadro, a definire maggiormente i contorni, i personaggi e la storia.
In un panorama caratterizzato da serie tv infinite che si trascinano oziosamente attraverso trame al limite del ridicolo, Top Of The Lake, con i suoi sette episodi, dice tutto ciò che c'è da dire e ci mette un punto.
Superbo è dire poco...