La serie My Name is Earl (2005-09) rientra in quella schiera di prodotti comedy che hanno innovato il genere sit-com. Creata da Greg Garcia, la serie racconta le avventure di Earl (Jason Lee), un piccolo delinquente che vive di espedienti con il fratello minore e che un giorno vince alla lotteria ma, al contempo, viene investito da una auto. Nel letto di ospedale Earl si rende conto che la sua vita necessita di una svolta e che la vincita della lotteria e l'incidente sono correlati dal karma che lo punisce per ogni brutta azione.
Earl decide così di redigere una lista di tutte le cose brutte che ha fatto durante la sua vita e di utilizzare i soldi della vincita per riparare ai suoi torti. In questa sua scalata verso la salvezza è aiutato dal fratello scemo, dalla ex moglie, dal suo nuovo compagno e dalla loro amica Catalina.
MNIE condivide con la sit-com classica il genere e il formato ma abbandona l'aspetto claustrofobico per uscire nelle strade di una California squallida e assolata, popolata da tutto un sottobosco di emarginati che entrano ed escono dalla vita dei protagonisti. Dal punto di vista della struttura narrativa, pur seguendo una storyline orizzontale che vede la redenzione del protagonista, la forma è prettamente ad episodio chiuso con ogni capitolo dedicato ad un torto della lista che deve essere riparato. La continuità è data, oltre che dal gruppo dei protagonisti, da molti personaggi secondari che ricorrono di tanto in tanto e che formano la "famiglia" di Earl.
Si può affermare che il protagonista rappresenti una figura archetipa di "sfigato" che lascia la vita scorrere senza troppe preoccupazioni. Earl e il fratello vivono in una camera di un infimo motel anche dopo aver vinto alla lotteria e non riescono a portare la loro vita ad un livello superiore. Eppure tutto il gruppo, Earl in testa, suscitano una simpatia indiscussa, forse perchè in fondo ammiriamo tutti l'approccio "no problem" alla vita di Earl e della sua strampalata famiglia!
lunedì 6 dicembre 2010
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1 commento:
Garcia è uno dei pochi poi che ci prova ancora a fare comedy che sia blue-collar, e questo è apprezzabile. E "My name is Earl" mi convince decisamente di più del suo successivo "Raising Hope".
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