Un manicomio che raccoglie varia umanità e mostruosità, un mostro che uccide donne e si cela dietro una maschera di pelle umana, una suora con un passato da nascondere, un medico sadico e disturbato, una coppia in un tour dell'orrore che sfocia in un massacro. E poi alieni, nazisti, serial killer, menomazioni e torture.
La seconda stagione di AHS Asylum lavora per eccesso ed accumulo. Laddove la prima stagione si era focalizzata sulla casa infestata e sulle sue espressioni più o meno violente, la seconda stagione cambia registro in molti modi. La serie prodotta da Ryan Murphy e Brad Falchuk, è una serie antologica anomala, dove non è il singolo episodio a raccontare una linea narrativa chiusa ma una singola stagione.
Nella stagione in corso, si raccontano le storie dei malati e criminali rinchiusi in un manicomio dove viene internata anche una giornalista alla ricerca della verità. Il manicomio è gestito da suor Jude, una sempre splendida Jessica Lange, già vista nella prima stagione ma qui ancora più incisiva, e che qui con convinzione incarna il male e l'ipocrisia della scelta religiosa, avendo un passato da nascondere e sognando di fare sesso con il suo superiore. Nel manicomio arriva Kit (Evan Peters, anche lui nella prima stagione) accusato di aver ucciso la moglie ma che invece afferma di essere stato rapito dagli alieni. Nell'ospedale operano il dottor Arden (James Cromwell in un ruolo un po' più inquietante del padre di Babe maialino coraggioso...) che potrebbe essere un ex medico nazista e lo psichiatra Thredson (Zachary Quinto) che cerca di aiutare la giornalista internata per la sua omosessualità. Brevi flashforward vengono riservati alla giovane coppia che in viaggio su luoghi dell'orrore viene dilaniata da un folle mascherato come il killer delle donne del passato, e che vede l'esordio come attore di Adam Levine, il cantante del Maroon 5.
Regia, fotografia e colonna sonora sono di grande levatura e perfettamente in tema con la serie mentre la sceneggiatura si presenta scizofrenica e, come detto, vira verso l'eccesso, volutamente creando una narrazione disomogenea ma che si nutre di continui rimandi e omaggi al genere. Gli autori hanno trovato una formula che sembra piacere ma che, soprattutto, assicura una possibile longevità ad una serie horror, genere molto complicato da adattare sul piccolo schermo.
2 commenti:
una seconda stagione davvero folle! :)
A me non sta convincendo troppo. Quello che si faceva nei manicomi è storia fin troppo nota, purtroppo. Magari mi scaldo a metà, come è stato per la prima stagione, che mi è piaciuta parecchio. Se solo American Horror Story riuscisse a fare almeno un po' di paura...
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