In una imprecisata città britannica nel giorno dell'ultimo dell'anno, una esplosione in una discoteca uccide quasi 300 giovani in festa. Ma la cosa peggiore è che sotto la discoteca c'è una fabbrica di armi abbandonata e l'esplosione libera una qualche sostanza che costringe le autorità a mettere una ampia zona della città in quarantina. Un poliziotto che ha perso la figlia nell'esplosione, una fotografa e il suo compagno, un funzionario degli Affari Interni che cerca di coprire la verità, indagano per scoprire cosa sia successo e cosa ci sia realmente dietro il muro della zona proibita.
Residue è una nuova produzione indipendente britannica acquistata da Netflix, inizialmente pensata come un film e poi distribuita come miniserie in tre parti. Si innesta in quel filone di sci-fi contemporaneo e distopico nel quale le produzioni made in UK si distinguono sempre più per originalità, vedi gli esempi di Black Mirror o Utopia.
Il formato breve, anche questo tipico del Regno Unito, aiuta a conciliare bene tempo per esplorare a fondo narrazione e personaggi e, al contempo, non avere tempi morti o momenti filler. In Residue il racconto scorre veloce anche se non c'è fretta di arrivare al dunque saltando troppi steps e, inoltre, consente alla produzione di non dover ricorrere a costosi effetti speciali privilegiando le atmosfere paranoiche alla X-Files.
La regia è di Alex Garcia Lopez, già regista di Utopia e Misfits mentre la sceneggiatura è di John Harrison. Nel cast emergono i volti di Iwan Rheon, il Ramsay Bolton di Game of Thrones e Natalia Tena che sempre in GoT interpreta Osha.
Da sottolineare la cura della regia e della fotografia che offrono immagini molto curate e limpide, nonostante spesso siano in notturna.
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