martedì 30 novembre 2010

La mitologia di Fringe


Ormai due anni indietro avevo parlato del lancio di Fringe, la nuova creatura di Abrams. La serie ora è a metà della sua terza stagione e vale la pena esaminarla più a fondo. Nel mio primo post, scritto dopo pochi episodi, mettevo in evidenza come il rischio maggiore della serie era quello di ricalcare troppo le orme di X-Files, rischiando di scontrarsi con un cult amato dal pubblico e osannato dalla critica. Ora, con un buon numero di episodi alle spalle, è possibile affermare che la serie ha scongiurato questo rischio.



La storyline ha saputo ben amalgamare episodi autoconclusi con una solida mitologia che ha il pregio di rinnovarsi di stagione in stagione. Quindi, pur mantenendo l'idea dei mondi paralleli, la serie la ha sfruttata in maniere e forme diverse. Ad esempio, nella stagione in corso, sta lavorando sul tema del doppio non più solo come luogo ma come personaggio. E così, la protagonista si trova a vivere forzatamente nel mondo parallelo costruendo una serie di episodi alternati, uno in un mondo, uno nell'altro.
Con questa scelta uno dei piaceri del pubblico è nell'individuzione delle piccole differenze che intercorrono tra i due mondi ed è interessante vedere come lo stesso personaggio venga sviluppato di due direzioni diverse.

Il cast ha confermato la sua qualità e i personaggi sono ben delineati, specialmente quello del dr.Bishop interpretato da un ottimo John Noble che sa bene bilanciare la genialità e lo spaesamento del suo personaggio. E comunque, in generale, il cast si è dimostrato all'altezza del ruolo, anche per ciò che riguarda i personaggi minori.

Attualmente la serie sta subendo dei cambi di slot di programmazione, brutto segno per una serie che al momento è una delle più interessanti in circolazione, ma sappiamo bene come il mercato televisivo sia agguerritissimo e la qualità di un prodotto non è tra i requisiti necessari per una riconferma.

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