A un paio di settimane dall'ultimo episodio, proviamo a ragionare sulla serie, sulla sua collocazione in epoca di peek tv, sulla sua importanza nel Marvel Cinematic Universe e sul futuro delle serie a tema supereroi.
Con il 136° episodio che ha chiuso AoS dopo sette anni, non manca il materiale per capire l'importanza della serie che si è sviluppata in un arco temporale dove tante cose sono cambiate nel panorama televisivo.
Quando al SDCC del 2012 venne annunciata la prima serie del MCU si era in pieno hype del genere con il film The Avengers che aveva appena frantumato ogni record e aveva chiuso la Fase Uno che comprende i primi sei film della saga. La Marvel, giustamente, ragionò sull'espandere questo universo che già si muoveva tra fumetti, cinema e videogames, aggiungendo un tassello rilevante, quello televisivo.
L'annuncio di AoS suscitò due reazioni distinte: da un lato soddisfazione poiché la serie avrebbe avuto come protagonista Phil Coulson che era appena morto sul grande schermo ma, seppur molto amato per un personaggio secondario, non era un supereroe. Dall'altro lato, appunto, i fans si sarebbero aspettati una serie con un protagonista con superpoteri, magari non uno degli Avengers ma più o meno a quel livello.
Come sappiamo a sette anni di distanza, la serie ha pienamente funzionato pur rischiando sempre la cancellazione e pur non riscuotendo particolare attenzione da parte dei critici e del pubblico, lavorando episodio dopo episodio per guadagnarsi il suo spazio, dovendo districarsi tra un budget ridotto, la necessità di restare al passo con il MCU e il proporre sempre storie originali e avvincenti.
Ogni stagione è stata costruita in maniera diversa e già dopo la prima - strettamente legata al MCU - la storia si è man mano emancipata, proponendo ogni anno un mood diverso, sfruttando al meglio quel poco che la Marvel lasciava a disposizione - Inumani, Ghost Raider - lavorando molto sulla crescita ed evoluzione dei personaggi, partendo da Coulson per allargare il cast centrale ad ogni stagione, in maniera omogenea e coerente.
Phil Coulson, il protagonista resuscitato dopo The Avengers, continua a morire e tornare, diventando il filo che lega tutte le storie e i personaggi. Alla fine della quinta stagione - con la serie che sembra ormai conclusa - Coulson muore definitivamente, costringendo poi gli autori ad immaginare un suo ritorno per le inaspettate sesta e settima stagione confermate quando ormai i giochi sembravano chiusi. Per chi ha familiarità con il Whedonverse, succede un po' quello che anni prima era successo con Buffy che alla sua quinta stagione uccide la protagonista per poi guadagnare altre due stagioni.
Siamo in ambito fantasy e sci-fi quindi il ritorno di un personaggio morto non è cosa inusuale ma AoS prova vie nuove per non sminuire la morte di Coulson a Tahiti e prima propone un personaggio che ha solo l'aspetto di Coulson - consentendo a Clark Gregg di giocare sulla sua interpretazione - e poi utilizza la storia degli LMD - androidi evoluti - per tenere vivo il personaggio.
La serie si chiude con una scena un anno dopo la fine dell'ultima avventura e stranamente - sempre per una serie del Whedonverse - nessuno muore ma il saluto a distanza del team - quasi a prevedere l'attuale distanziamento sociale - mette in scena un finale dolce-amaro poiché anche se tutti i protagonisti hanno trovato la loro strada e il loro equilibrio, proprio Coulson finisce in solitudine alla ricerca della sua vera natura tra umanità e robotica e, in maniera molto realistica specialmente per una serie di genere, mostra come nella vita anche i rapporti più stretti siano destinati a non essere eterni e per crescere a volte bisogna allontanarsi da affetti e amicizie che per anni ci sono sembrati vitali.
Il tema della famiglia è stato sempre centrale nella serie - pensiamo anche solo al rapporto tra Coulson e Skye/Daisy - ed è su questo tema che si chiude la serie mostrando come alla fine l'amore - in senso ampio - trionferà sempre su alieni, nazisti, robot malefici e universi paralleli.
Già ora si parla di cosa potrà accadere tra una serie sullo SWORD - la versione spaziale dello Shield -, uno spin-off su Quake, Coulson che potrebbe tornare in Captain Marvel 2 e molto altro ma è indubbio che il corpus di sette stagioni di AoS resta centrale per la storia della serialità televisiva pur in una epoca dove lo streaming di Netflix&Co. ha cambiato il paradigma produttivo di questo genere di prodotti.
AoS ha cavalcato la struttura delle serie tv classiche per poi adeguarsi a slot narrativi diversi - la quarta stagione divisa in tre storie, la sesta e la settima di soli 13 episodi etc. - ed è riuscita a mantenere la sua coerenza narrativa proponendo una storia solida e realistica poiché ha puntato molto, moltissimo, sui personaggi.
In attesa di scoprire quale sarà l'eredità nel tempo di AoS, regalatevi un rewatch - le prime sei stagioni sono su Netflix - o, se non l'avete mai vista, fatevi un regalo ancora più grande e recuperatela!
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