lunedì 28 maggio 2007

Beam me up, Scotty!


Parlando di Cult Television è impossibile non citare Star Trek, la serie che ha rappresentato il primo esempio di Cult globale ed è tutt'oggi oggetto di venerazione di fans e studiosi.
Prodotta da Gene Roddenberry dal 1966, narra le avventure dell’Enterprise che accoglie un equipaggio multietnico di uomini e donne, rappresentando un messagio forte in periodo di Guerra Fredda, quando cioè regna la paura del diverso.



Anche il cinema americano di genere di questi anni ha come tema centrale la diversità: Star Trek, però, si muove un passo avanti al cinema proponendo un messaggio positivo e non catastrofico:

Se c’è una idea che caratterizza Star Trek e i suoi eredi è che la differenza tra le persone non deve solo essere tollerata: è da condividere e celebrare. La visione di Gene è stata chiamata in tanti modi: innovativa, progressiva e idealistica. Ma, nel suo nucleo, il suo sguardo è stato sempre umanistico. Per Gene la vita è stata sempre affascinante nella sua infinita diversità. […] Gene credeva che il ruolo della sci-fi fosse non solo quello di intrattenere ma di coinvolgere l’immaginazione degli spettatori per generare idee che possano aiutare a risolvere i problemi dell’umanità (da M.B.Roddenberry, The Legacy of Star Trek in «The Humanist», Vol.55, Issue 4, Luglio-Agosto 1995)
Nel 1965 il pilot della serie, The Cage, viene scartato dalla CBS a favore di Lost in Space poiché ritenuto troppo complicato per il pubblico medio.
Nel ritentare la produzione di questa serie, Gene Roddenberry modifica in maniera profonda l’idea di partenza inserendo un cameratismo assente nella prima versione e che invece diverrà un punto forte della serie, sostituisce il protagonista, Jeffrey Hunter con William Shatner e gran parte del cast iniziale lasciando invariato tra i protagonisti il solo Leonard Nimoy nel ruolo di Mr.Spock. Prodotto infine dalla Paramount e la Desilu, Star Trek prende il via per divenire una delle serie di culto della tv.

Star Trek segna una svolta importante nella sci-fi poiché si sviluppa proprio in parallelo con il cinema di genere americano ma sceglie una strada diversa, umanistica appunto, in opposizione con tanto cinema che predica, invece, una strategia del terrore e della chiusura. L’impatto della serie è importante non solo per gli appassionati di sci-fi ma per tutti gli spettatori poiché pur se la serie è fortemente radicata nel genere sci-fi, viene apprezzata anche da chi non ama questo genere; il messaggio di Star Trek supera, quindi, i limiti del ristretto circolo del Cult che spesso si crea intorno a questo tipo di programmi per diventare messaggio universalmente riconosciuto. La vita di frontiera proposta dalla serie con l’equipaggio che si trova spesso in contatto con altre razze, magari superiori tecnologicamente, riflette valori tipici della società americana, specialmente quando l’equipaggio riesce a superare gli avversari grazie alla lealtà verso la propria missione. Pur se l’equipaggio è misto in quanto a sesso e razza, i valori incarnati sono tipici della società americana: un melting pot di cultura americana sotto il controllo del WASP capitano Kirk.
Con Star Trek ci troviamo, quindi, di fronte ad un tipo di ‘fantascienza umanistica’, idea che verrà raccolta da serie più recenti come X-Files o film come Contact (Robert Zemeckis, 1997).

Diverse le analisi sulla serie: The Ethics of "Star Trek" di Barad e Robertson (anche in versione italiana), Star Trek Il Cielo è il Limite a cura di Franco La Polla e The Meaning of Star Trek di Richards. Diverso materiale è reperibile sul web: sul linguaggio, sul sito ufficiale e sulle pubblicazioni inerenti la serie.
Da segnalare, infine, il volume The Physics of Star Trek con una introduzione nientemeno che di Stephen Hawking

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