martedì 22 maggio 2007

L'isola della tv


Se X-Files è stata la serie che ha segnato gli anni Novanta, questo primo decennio del 2000 resterà senz'altro segnato da Lost, la serie creata da Jeffrey Lieber, J.J.Abrams e Damon Lindelof nel 2004. La storia di un gruppo di sopravvissuti ad una sciagura aerea, persi nel mezzo dell'oceano e costretti a lottare per la propria vita, continua ad appassionare milioni di spettatori in tutto il mondo. Anche qui un cast corale si muove in un contesto fantasy incarnato dall'isola stessa che diviene personaggio (malefico) a tutti gli effetti. Ogni sopravvissuto dovrà fare i conti con il proprio passato e sarà costretto ad affrontare i propri demoni personali.


Come prassi per le serie tv di questi ultimi anni, Lost ibrida più generi alternando momenti da puro action con toni fantasy a sprazzi di melodramma e commedia. Gli episodi sono strettamente seriali con lo sviluppo narrativo che segue giorno per giorno le vicende dei protagonisti. Il rischio di una storia asfittica - probabile in una vicenda ambientata per larga parte su una spiaggia - viene superato attraverso un preponderante uso del flashback che permette di approfondire i personaggi e il loro background. Contemporaneamente, questo espediente narrativo consente di lasciare indizi sul legame che tutti i personaggi hanno tra loro prima ancora di finire insieme per forza: brevi incontri casuali, legami per interposta persona, azioni e scelte che si ripercuotono in maniera più o meno fortuita su altri personaggi che conosceremo poi sull'isola. E poi, appunto, l'isola, questo angolo di paradiso che tutto sembra tranne che benevola. E la presenza degli "altri", abitanti dell'isola dei quali scopriremo l'origine solo a piccoli passi. Sembra essere proprio questa la caratteristica di Lost, seminare tantissimi indizi per rivelare poi solo piccole verità, con una storia che avanza lentamente ma che lascia sempre lo spettatore con il fiato sospeso. Nulla viene rivelato mai per intero, nulla è chiarito in maniera definitiva.

Proprio questa sembra essere una pecca della serie poiché si cominciano ad udire i piccoli scricchiolii della trama che sembra non avere una meta e pare volersi aggrappare a misteri che non verranno mai svelati o, peggio, che una volta svelati risulteranno di una tremenda banalità. Ed il gioco del cliffhanger che segue un altro cliffhanger può alla lunga stancare.

La serie si presta, comunque, a divenire un cult anche grazie a mille letture che vengono fatte di numeri e accadimenti che accompagnano le avventure di Jake e soci.
Anche il mondo accademico si sta occupando ampiamente della serie: tra le varie analisi segnalo Unlocking the Meaning of Lost di Porter e Lavery, Getting Lost di Card mentre sul web è possibile reperire diversi saggi interessanti tra cui What is Lost? di Golumbia, Get Lost in a good story di Lavery (entrambi su Flow), Lost Shoots the Moon di Weitner e In Defense of Lost di Letizia (questi ultimi due su Flak Magazine).

Aspettiamo con ansia la prossima puntata!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono affetto da un grave caso di Lostite acuta...

Anonimo ha detto...

comprendo, e condivide la malattia...

Barbara Maio ha detto...

anche a me piace molto ma sono generalmente delusa da questa terza stagione....speriamo nel finale!

Anonimo ha detto...

Essendo già dipendente da un certo numero di serie, ho accuratamente evitato, insime a mio marito, di vedere anche Lost. Però ammetto che ogni volta che,facendo un po' di zapping, ci capitiamo su, ci guardiamo e ci diciamo: "Ma di che diavolo parla?"

Anonimo ha detto...

Essendo già dipendente da un certo numero di serie, ho accuratamente evitato, insime a mio marito, di vedere anche Lost. Però ammetto che ogni volta che,facendo un po' di zapping, ci capitiamo su, ci guardiamo e ci diciamo: "Ma di che diavolo parla?"