domenica 20 maggio 2007

We can be Heroes just for one day...


E' una delle serie contemporanee maggiormente apprezzate dal pubblico e dalla critica statunitense, eppure è solo alla sua prima stagione. Heroes, creata da Tim Kring, racconta la vita di persone comuni che scoprono di avere poteri speciali come poter volare, leggere nella mente altrui, essere indistruttibili, potersi rendere invisibili, viaggiare nel tempo e così via.



Heroes, come la maggior parte delle serie contemporanee, ibrida generi diversi dosandoli in giusta misura: un po' drama, un po' fantasy, un po' mistery, un po' comedy. Il risultato è una storia che punta sulla tecnica del cliffhanger portata all'estremo grazie alle diverse storylines che si intrecciano e si sviluppano parallelamente. Ogni personaggio alimenta la propria storia che va ad intrecciarsi con le altre: in questo modo gli sceneggiatori hanno potuto tenere alta la tensione potendo dare tempi diversi allo svolgimento narrativo. Siamo ancora in pena per Claire che subito la storia ci porta a seguire Peter che cerca di capire cosa gli stia succedendo; seguiamo la ricerca di Hiro e Ando e improvvisamente ci troviamo a scoprire che Sylar ha ucciso ancora.....

Heroes ha tutte caratteristiche per poter divenire una serie Cult ma ha un unico grande difetto: la storia funziona fino ad ora benissimo ma è tutta proiettata verso la soluzione finale del mistero che ruota intorno a Peter (scusate la poca chiarezza ma non voglio rovinare la storia a chi ancora non sta seguendo la serie). Il dubbio è su come potrebbe funzionare una eventuale seconda stagione nel momento in cui il gioco degli intrecci narrativi e dei salti temporali diviene ormai chiaro.
La serie resta comunque un altro tassello in questo nuovo genere che sta ormai diventando la "Cult Television", con prodotti studiati a tavolino per divenire oggetto di venerazione da parte dei fans ma al contempo apprezzati da critica e studiosi, uscendo dalla nicchia solitamente dedicata a prodotti di questo tipo. Anche nel caso di Heroes, c'è alle spalle un network importante (qui la NBC) che assicura al prodotto un background da alta industria.
E c'è una narratività non lineare che sembra essere una delle caratteristiche di molti recenti prodotti di qualità (vedi i saggi di Amaya e Jacobson apparsi recentemente nella rivista Flow).

Speriamo di non rimanere delusi dal season finale che andrà in onda domani e che al grido di "It's time to save the world" promette un finale "esplosivo"!!!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche io mi sono appassionato a questa serie, anche se per molti aspetti presenta delle ingenuità, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi...

Barbara Maio ha detto...

E' il problema comune alle serie che hanno tanti personaggi. Per quanto bravi siano gli sceneggiatori è complicato stare dietro a tanti personaggi. E' un po' il problema della settima stagione di Buffy che, secondo me, aveva troppi personaggi con tutte le sit.

Anonimo ha detto...

Però, in una serie come Lost, la caratterizzazione dei personaggi è molto molto più profonda e intrigante...

Barbara Maio ha detto...

Io però anche in Lost trovo alcune ingenuità e dei caratteri a volte un po' troppo banali.....
L'unica serie che mi viene ora alla mente nella quale un cast corale funzionava benissimo è Hill Street Blues.

Anonimo ha detto...

ma bochco è e resta un genio enorme...